“Per far fronte in modo strutturale alla carenza idrica e completare gli strumenti predisposti dal Decreto Siccità, si propone di destinare risorse aggiuntive ad un piano straordinario per la realizzazione di una rete diffusa di invasi  multifunzionali con basso impatto paesaggistico ed in equilibrio con i territori, realizzati senza uso di cemento e privilegiando materiali naturali locali, da destinare ad uso idrico plurimo (civile, irriguo, idroelettrico, ambientale, industriale, ricreativo, di laminazione delle piene, ecc.) in modo da contribuire alla riduzione del rischio idrogeologico ed a contrastare l’eventuale carenza di risorsa idrica con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”: è quanto si legge nella presentazione della proposta di modifica del Decreto Legge n.63 del 15 Maggio scorso (“Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché’ per le imprese di interesse strategico nazionale”), depositata da ANBI in sede di audizione davanti alla Commissione Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare del Senato, presieduta da Luca De Carlo.
La proposta di Piano (P.N.I.I.S.S.I.) individua 418 interventi per un investimento complessivo di circa dodici miliardi di euro da reperire nei prossimi anni sulla base delle risorse (fondi statali o europei), che potranno essere disponibili. Il maggior numero di interventi inseriti è del Veneto (74), seguito dalla Sicilia, i cui interventi prevedono però investimenti più importanti (circa un miliardo e seicentosei milioni di euro).
“E’ una grande mole di risorse per progetti importanti di infrastrutturazione idrica dei territori. Sono pochi, però, gli interventi previsti per aumentare la capacità di trattenere l’acqua al suolo, la cui urgenza è testimoniata dalla drammaticità dei dati sull’abbattimento di capi animali per l’impossibilità di abbeverarli. Bisogna investire anche su un Piano Invasi ad iniziare dalla manutenzione di quelli esistenti, la cui capacità complessiva è ridotta del 10% per la presenza di sedime sui fondali. Da qui la nostra proposta” ha precisato Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
In  attesa che venga formalmente approvata la proposta di Piano Nazionale, il Ministro ha presentato alla Cabina di regia dell’idrico anche un primo stralcio di programmazione, finanziato con circa novecento milioni di euro dal Ministero Infrastrutture e Trasporti, oltre a 50 milioni di euro per incentivare l’avanzamento delle progettazioni di opere già pianificate;
“Come sempre – ha concluso il Presidente ANBI, Vincenzi – ci mettiamo al servizio del Paese ed è per questo che abbiamo proposto e riproporremo la possibilità di convenzioni con Regioni e Comuni per la manutenzione ordinaria anche dei fiumi.”
In sede di audizione parlamentare, ANBI ha infine indicato la necessità di procrastinare al 2027 l’applicazione della normativa europea sul Deflusso Ecologico, perché non sono state ancora completate le analisi sui fabbisogni idrici dei territori. La Direttiva Deflussi Ecologici si pone l’obiettivo di conseguire l’equilibrio tra tre elementi: il raggiungimento del buono stato dei corpi idrici, le richieste per gli utilizzi idrici e la diminuzione di disponibilità di risorse idriche a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.
“Ridurre drasticamente la presenza d’acqua diffusa nelle campagne, senza attuare i necessari interventi compensativi, rischia di avere gravi conseguenze negative sull’ambiente e sulle produzioni agricole” ha concluso Massimo Gargano.